La Pubblica Assistenza “L’Avvenire” nasce dal popolo per il popolo.
I 10 popolani organizzano una adunanza per il successivo 1 settembre nella sala del Partito Popolare di Piazza del Duomo 19 alla quale partecipano un centinaio di cittadini.
Da ricordare che quella sede non fu scelta a caso; era un “covo” frequentato da anarchici, laici convinti e massoni.
Nasce quindi la laica società che, solo dopo un mese dalla fondazione, conta quasi 500 soci e che orienta i propri interventi alla solidarietà umana, senza vincoli di confessione religiosa o di fede politica.
Il 14 ottobre è approvato lo statuto in cinquanta articoli ispirati a moderne concezioni ordinative degli scopi sociali:
il trasporto di malati;
l’estinzione degli incendi;
l’istituzione di sanatori e stazioni climatiche per tubercolotici;
l’assistenza ai soci malati;
l’istituzione di scuole per infermieri;
il soccorso durante contagi ed epidemie;
la tutela della sanità pubblica;
l’igiene e l’educazione fisica.
Il giorno seguente ci furono le elezioni dalle quali uscì presidente il dottor Arnaldo Billi, vice presidente l’avvocato Guido Perini, segretario Ciro Rosati, cassiere il dottor Emanuele Nencini, computista Giovacchino Carducci, consultore medico Sem Sanesi, direttore delle squadre Antonio Del Rigo, consiglieri il notaro Camillo Dami, Silvio Savi, Giovacchino Francioni, Torquato Nannicini e Alieto Cai, censori Luigi Benini e Luigi Corsi.
Sia l’amministrazione pubblica che altre associazioni cittadine intervennero a sostegno della Pubblica Assistenza: il Comune mise a disposizione una stanza dell’ex Monastero di San Clemente, la Società Corale Guido Monaco prestò il proprio teatro per le adunanze e le assemblee e la Società del Misoduli si adoperò per il sostegno economico.
Chi invece rimase sorda alle richieste di contributo, da parte dell’Associazione, fu la Cassa di Risparmio che, invece, “foraggiava” la Misericordia e ciò suscitò molta polemica in città, tanto che anche la stampa cittadina censurò tale atteggiamento.
Ma la popolazione dette un forte sostegno alla Pubblica Assistenza, donazioni, raccolte fondi e molti altri intervento furono organizzati a favore della stessa.
I soci aumentarono a dismisura e le sedi risultavano subito insufficienti: lo studio dell’avvocato Perini in Via Magnolfi, le sedi dei Partiti Popolari, ecc.
Nell’agosto del 1900, viene individuata una sede in Via Santa Trinita (nella “Conca”, come era chiamata ed è chiamata ancora dai vecchi pratesi quella zona del centro) di proprietà della signora Giorgina Ciani e, reperiti mobili, attrezzature mediche ed arredi vari (molti donati da privati cittadini): la Pubblica Assistenza vi si trasferisce il 17 novembre 1901, data storica: con una duplice cerimonia si inaugurano la nuova sede ed il vessillo sociale, quello che sarà definito “il bianco vessillo” e che diventerà l’emblema della società.
La sede era modesta, ma funzionale, nel cuore del fermento operativo cittadino; via Santa Trinita era piena di botteghe artigiane e negozi, oltre che di fiaschetterie dove “con un buon bicchier di vino si rinsaldano quei vincoli di fraterna solidarietà che rendono gli uomini più sicuri e più forti” (come riportato nell’articolo “S.Trinita, i primi passi” contenuto nel numero celebrativo del 60° della P.A. nel 1959 e firmato da Remo Tesi).
L’Associazione cresce a dismisura, sia nel numero di soci che nelle attività, tanto da diventare, già dal 1904, la più importante delle Pubbliche Assistenze toscane.
La P.A. intensifica la propria attività su tutto il territorio pratese: si aprono molte Sezioni, da nord a sud, da est a ovest, fino a tutta la vallata … oggi le Sezioni sono 15 dislocate su tutta la provincia.